“Together for the implementation”
Questo appello ad agire lanciato dalla presidenza egiziana della COP27 segna un passo decisivo verso la concretizzazione delle azioni climatiche, allontanandosi dai lunghi negoziati che hanno solitamente caratterizzato le Conferenze delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici fino ad oggi. Con una grande conferenza delle Nazioni Unite alle spalle e la COP27 in programma il prossimo mese, quali risultati dovremmo aspettarci riguardanti l’azione globale per il clima?
La COP Africana
Il vertice sul clima di quest’anno è stato etichettato da molti come la “COP africana”, non solo perché si terrà a Sharm El Sheikh, in Egitto, ma proprio perché prevede di porre l’accento sulle vulnerabilità delle nazioni africane nei confronti dei cambiamenti climatici. L’ interruzione diffusa della fornitura di alcune materie prime, le inondazioni devastanti e l’aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia stanno colpendo milioni di persone, rendendo inequivocabile l’urgenza delle azioni climatiche per tutti gli Stati membri. Nel frattempo, nessuno dei settori a più alta intensità di carbonio ha ridotto le proprie emissioni in misura sufficiente a limitare l’aumento medio della temperatura globale a 1,5°C – valore indicato dagli scienziati del clima come soglia di sicurezza. In questo contesto, i leader governativi sono stati incaricati di intensificare drasticamente gli sforzi per guidare la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici a livello nazionale e globale – un impegno epocale che può essere realizzato solo attraverso una politica ambiziosa e la collaborazione del settore privato.
Ambizione, finanza, giustizia climatica e resilienza
Secondo il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antònio Guterres, la COP27 dovrà affrontare “quattro questioni scottanti”:
- Colmare il divario delle emissioni e “mantenere vivo l’obiettivo di 1,5°C”
Siamo terribilmente in ritardo rispetto a quanto la scienza sostiene avremmo dovuto ridurre le emissioni. Per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi le emissioni globali dovranno diminuire del 45% entro il 2030 – eppure, secondo le ultime previsioni, si prevede un aumento nel prossimo decennio. Per invertire questa tendenza, tutti gli Stati membri, indipendentemente dal loro livello di sviluppo economico, devono fare tutto il possibile per ridurre le emissioni. Durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite (UNGA), i rappresentanti delle economie emergenti hanno rimarcato la maggiore responsabilità dei Paesi industrializzati nei confronti dei cambiamenti climatici, sottolineando come sia necessario definire misure eque per la riduzione delle emissioni. Tutte le nazioni devono essere sostenute per “mantenere in vita l’obiettivo di 1,5°C”, soprattutto quelle più vulnerabili, che spesso sono meno rappresentate sulla scena internazionale. - Mobilitare i finanziamenti per il clima
La vera governance consiste nel riconoscere che le transizioni sono impegnative ma che non possiamo lasciare indietro nessuno. Durante l’UNGA è stata sottolineata l’importanza di uno sviluppo equo che operi a vantaggio di tutti. Alla COP26, i Paesi sviluppati hanno ribadito il loro impegno ad aumentare significativamente il sostegno finanziario alle economie emergenti per gestire gli effetti dei cambiamenti climatici e passare alle energie rinnovabili. Tuttavia, le modalità di attuazione rimangono poco chiare: come faranno i Paesi sviluppati a fornire 100 miliardi di dollari all’anno per aiutare i Paesi in via di sviluppo a mitigare e adattarsi ai cambiamenti climatici? I dati più recenti, riportati in uno studio dell’OCSE, rivelano che i Paesi sviluppati hanno mobilitato circa 80 miliardi di dollari nel 2020 – il massimo da quando questo obiettivo è stato fissato per la prima volta nel 2010 – ma una cifra ben lontana da quella necessaria per colmare il reale divario dei finanziamenti globali per il clima. - Costruire la resilienza adattandosi a un mondo che si riscalda
Le misure di adattamento sono fondamentali per affrontare efficacemente i rischi climatici e per proteggere le persone, i mezzi di sussistenza e gli ecosistemi naturali. Nonostante l’intensificarsi della frequenza e dell’impatto degli eventi climatici, solo il 5% dei finanziamenti per il clima è destinato all’adattamento climatico. A differenza degli sforzi per la mitigazione, la pianificazione dell’adattamento è più complessa e caratterizzata da diversi ostacoli, tra cui la mancanza di un consenso politico e del sostegno concreto da parte delle aziende private. Il costo stimato dell’adattamento nei Paesi in via di sviluppo è da cinque a dieci volte superiore a quello attualmente fornito dai flussi di finanziamento pubblico internazionale. Facendo eco alle richieste poste durante la COP26, all’ultima Assemblea generale delle Nazioni Unite, i ministri di diversi Paesi hanno sottolineato che i finanziamenti per il sostegno all’adattamento climatico dovrebbero essere almeno raddoppiati entro il 2025.
- Compensare i danni del clima
Dalla perdita di biodiversità alla scarsità d’acqua, le conseguenze dei cambiamenti climatici a livello globale non possono più essere trascurate. L’insicurezza alimentare e sanitaria è di fatto quasi triplicata negli ultimi tre anni. Durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, i Paesi in via di sviluppo hanno chiesto l’istituzione di un nuovo fondo aggiuntivo per compensare le perdite e i danni causati dal clima. Tale fondo, hanno sostenuto, dovrebbe essere incluso nell’agenda di ogni COP, a partire proprio da quella di novembre a Sharm El Sheikh.
Il Gruppo South Pole, di cui Carbonsink fa parte da gennaio 2022, vede la COP27 come un test cruciale: mentre i paesi decideranno, in termini pratici, come attuare concretamente l’Accordo di Parigi, riusciranno a portare avanti le azioni globali necessarie per il clima? Se vogliamo evitare gli effetti irreversibili e catastrofici dei cambiamenti climatici, i leader di governo di tutto il mondo devono riunirsi ora e accordarsi su come aumentare la velocità e la portata del processo di decarbonizzazione, in modo da limitare l’aumento medio della temperatura globale a 1,5ºC. Ciò richiede ambizione e fiducia, ma anche un forte senso di solidarietà internazionale. Come ha sottolineato Csaba Kőrösi, presidente della 77ª Assemblea generale delle Nazioni Unite, fiducia e collaborazione saranno centrali e fondamentali per superare le sfide di questi tempi complessi.
Gli impegni sono stati presi. Ora i governi saranno valutati in base a ciò che effettivamente saranno in grado di realizzare.
Aurora D’Aprile e Giusy Pellegrini