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Dicembre 2019 – “Dopo due settimane di negoziati, tantissimo parlare, si è arrivati alla fine della COP25. Non riesco a spiegarmi come è possibile che da Katowice a Madrid non si sia compiuto alcun passo in avanti… Oggi è un giorno triste per chi lavora nel settore della lotta al Climate Change … Non approvare l’Articolo 6 dell’Accordo di Parigi significa non riuscire a predisporre regole comuni per il Carbon Market post 2020. Ma quello che è ancora più grave è non avere chiarezza nelle regole, nei meccanismi … questo si traduce inevitabilmente in aumento di sfiducia e poco interesse da parte del settore privato ad investire concretamente. Si parla tanto di “ambition” e “climate action” … ma quello che è accaduto oggi è tutto il contrario …”, sono le parole del Managing Director Carbonsink, Andrea Maggiani, protogonista alla seconda settimana di COP25, che esprimono la grandissima delusione per aver rallentato e interrotto la transizione net-zero emissions di cui il nostro Pianeta ha bisogno.

La fine dei negoziati della 25esima Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (COP25) è stata considerata un vero e proprio fallimento: analogamente a quanto successo lo scorso anno in Polonia, neanche a Madrid infatti, le Parti sono riuscite a trovare norme comuni per regolamentare l’Articolo 6 dell’Accordo di Parigi.

Il testo finale pubblicato dopo due settimane di colloqui si rifà all’Accordo fatto a Parigi nel 2015 che non imponeva alla maggior parte dei Paesi di aumentare i propri obiettivi fino al 2025, ma “non si può semplicemente copiare e incollare il testo di quattro anni fa. Si ha le necessità di riconoscere che dopo quasi cinque anni l’emergenza climatica è peggiorata e la rabbia pubblica è diventata più forte”, lo ha dichiarato uno dei tanti attivisti ambientali presenti a Madrid.

A Madrid è stato fatto un passo indietro, è come se si fosse voltato le spalle all’azione per il clima e all’intensificarsi dell’ambizione in un momento in cui sappiamo bene che il raggiungimento dell’obiettivo net-zero emissions dipenderà fortemente dall’accesso alla cooperazione sul mercato internazionale.

Appuntamento quindi nuovamente rimandato al prossimo anno a Glasgow, si raccomanda al Regno Unito di porre l’Articolo 6 come priorità assoluta.