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Articolo originale South Pole

Febbraio 2023 –  Nonostante la crisi di cui siamo stati testimoni nel 2022 – COVID, conflitti, inflazione – lo slancio per la protezione e il ripristino della natura nel settore privato continua a crescere. Il vertice COP15 sulla biodiversità ha chiuso il 2022 con la consegna del Quadro globale sulla biodiversità (GBF) di Kunming-Montréal.

Il GBF è un accordo politico internazionale firmato da 196 governi che lavoreranno per raggiungere 23 obiettivi globali orientati all’azione entro il 2030 per raggiungere gli obiettivi orientati al “risultato” per il 2050. L’obiettivo finale è quello di proteggere il 30% della terra, delle aree costiere e degli oceani del mondo entro il 2030 (l’obiettivo 30×30) e di mobilitare almeno 200 miliardi di dollari all’anno da fonti pubbliche e private per il finanziamento della biodiversità.

L’accordo si rivolge direttamente al settore privato in una serie di obiettivi, invitando tutte le imprese a intraprendere azioni urgenti per la natura. Per andare nel concreto, abbiamo evidenziato gli obiettivi più rilevanti per il settore privato. Questi includono molte sfide e opportunità in divenire per il posizionamento sul mercato, la resilienza della catena di fornitura e la redditività a lungo termine.

Obiettivo 15: un invito alla divulgazione aziendale sulla natura

Target 15 chiede al settore privato di rendere noti i rischi, le dipendenze e gli impatti sulla biodiversità attraverso la rendicontazione. Sebbene non sia obbligatorio, le aziende hanno ora chiaro il percorso da seguire per iniziare a misurare e valutare il proprio impatto sulla biodiversità. La buona notizia è che esistono diverse iniziative di reporting aziendale che già supportano le imprese a standardizzare i rischi e le opportunità finanziarie legate alla biodiversità su più livelli. Tra queste ricordiamo:

  • La Taskforce on Nature-related Financial Disclosures (TNFD) cerca di promuovere la rendicontazione e l’azione sui rischi legati alla natura per iniziare a spostare i flussi finanziari verso risultati positivi per la natura. La TNFD aiuta le istituzioni finanziarie a comprendere e, in ultima analisi, a mitigare il rischio finanziario e l’impatto sulla biodiversità.
  • Il Science-based Targets Network (SBTN) elabora obiettivi basati sulla scienza (SBT) per ridurre i rischi finanziari legati alla natura. L’SBTN fornisce un approccio olistico alla riduzione del rischio di perdita di natura in quattro aree chiave: acqua dolce, biodiversità, terra e oceani.
  • Il Questionario sui cambiamenti climatici 2022 CDP supporta le imprese nel loro processo di divulgazione, con un modulo sulla rendicontazione della biodiversità.
  • Il Climate Disclosure Standards Board (CDSB) ha stabilito una guida per l’applicazione del proprio quadro normativo, che include la divulgazione come parte distinta del percorso di biodiversità di un’azienda.

Sebbene tutto questo possa sembrare scoraggiante, le aziende che valutano la loro dipendenza dalla natura possono guidare, mobilitare e motivare le azioni legate alla natura. A sua volta, una contabilità più standardizzata per i rischi e le dipendenze dalla biodiversità può rafforzare le imprese affinché diventino pioniere all’interno dei loro settori. Ad esempio, nei settori del cacao e del cioccolato si stanno valutando progetti legati alla biodiversità e al clima, mentre altre parti del settore delle bevande non sono ancora attive.

Obiettivo 19: Colmare il gap finanziario investendo nella natura

Il divario tra quanto si spende attualmente per il recupero della natura e quanto si dovrà investire per garantire il nostro futuro è enorme: si parla di circa 598-824 miliardi di dollari all’anno; dovremmo spendere quindi lo 0,5-0,8% del PIL globale per iniziare a fare la differenza.

Grazie agli accordi della COP 15, ora abbiamo indicazioni più chiare su come aumentare questi livelli di finanziamento per la biodiversità. L’obiettivo mira infatti a indirizzare risorse finanziarie verso la biodiversità: un minimo di 200 miliardi di dollari all’anno entro il 2030 da fonti pubbliche e private per sostenere i guadagni nella biodiversità. Ciò significa che le aziende possono contribuire a colmare il divario finanziario reindirizzando gli investimenti verso fonti dannose e sostenendo i finanziamenti esistenti basati sui risultati per la natura. Una di queste soluzioni è l’utilizzo dei crediti di biodiversità.

I crediti per la biodiversità sono passati in gran parte inosservati. Essi consentono di finanziare progetti che incentivano i proprietari terrieri a preservare e mantenere i loro terreni. Progetti come la “Biodiversity Bank” della Riserva naturale “El Porveni” e il Progetto “Alicante River Canyon Wildlife” dimostrano che i crediti per la biodiversità sono una parte vitale di un’azione equa per la biodiversità.

Riconoscere i diritti delle popolazioni indigene: Obiettivo 22

Garantire che le popolazioni indigene svolgano un ruolo di primo piano nei progetti di protezione e ripristino della natura è l’unico modo per assicurare che questo lavoro sia realmente sostenibile. Questo obiettivo deve essere tenuto ben presente dalle aziende per garantire che i loro investimenti abbiano il massimo impatto e proteggano dal rischio di reputazione.

Le popolazioni indigene gestiscono o hanno in proprietà più di un terzo delle foreste intatte del mondo e l’80% della biodiversità conosciuta. La protezione delle foreste fa parte delle conoscenze indigene da sempre. Tuttavia, la continua emarginazione ha ostacolato la capacità delle popolazioni indigene di proteggersi da minacce immediate come l’estrazione mineraria o l’invasione agricola. L’Obiettivo 22 cerca di invertire questa tendenza sancendo il coinvolgimento delle popolazioni indigene nel processo decisionale, rispettando le loro culture, i loro diritti sulle terre e le loro risorse durante tutto il processo.

Fare insieme il primo passo per promuovere un’azione aziendale a favore della biodiversità

Il messaggio del GBF è chiaro: “Business as usual” è finanziariamente miope e non sarà più sufficiente. Ma il settore privato ha l’opportunità di partecipare alla protezione e al ripristino della biodiversità, migliorando al contempo la propria resilienza agli effetti della crisi climatica.

Le aziende non devono affrontare questa sfida da sole. Esistono già partnership innovative e nuovi meccanismi di finanziamento, come il Landscape Resilience Fund (LRF). L’LRF, sviluppato congiuntamente da South Pole e WWF, utilizza un approccio di blended finance che fornisce prestiti agevolati e formazione tecnica a piccole medie imprese e progetti climaticamente intelligenti. Mettendo insieme finanziamenti privati, pubblici e filantropici, l’LRF cerca di far crescere queste PMI e questi progetti nel Sud del mondo e di catalizzare un numero ancora maggiore di investimenti privati.

Come primo passo, le aziende devono comprendere gli impatti e le dipendenze dalla natura. Da qui, devono stabilire obiettivi chiari e completi per affrontare i loro impatti e le loro dipendenze a breve e a lungo termine. Solo allora le imprese inizieranno a contribuire in modo misurabile all’obiettivo 30×30.

Il punto è: tenere conto della natura ora garantisce il futuro di tutte le imprese. Dopo tutto, non ci potrà essere alcun tipo di business su un pianeta morto. Ogni passo nella protezione e nel ripristino della biodiversità è un passo verso maggiori profitti a lungo termine e verso la costruzione di un futuro più resiliente per tutti.

Per saperne di più sui benefici delle soluzioni basate sulla natura per le persone, il pianeta e gli ecosistemi.

 

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