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La serie di approfondimenti sulla COP27 a cura di Carbonsink per EticaNews

Il 27esimo vertice mondiale sul clima si è concluso domenica 20 novembre dopo due settimane di negoziati che hanno coinvolto delegati da quasi 200 Paesi tra capi di Stato, ministri, rappresentanti della società civile e del settore privato. L’accordo finale, siglato dall’Assemblea Plenaria, annuncia alcuni importanti passi avanti nell’azione climatica globale, ma evidenzia anche la necessità di accelerare il dialogo politico e il supporto economico per affrontare le sfide attuali.

Il risultato più significativo di questa Cop è la decisione di istituire, per la prima volta, un nuovo strumento per il loss and damage, per risarcire perdite e danni dei cambiamenti climatici subiti dai Paesi più vulnerabili, unico pilastro dell’Accordo di Parigi (a differenza di mitigation e adaptation) a non avere ancora un solido supporto finanziario. Un comitato transitorio dovrà preparare un progetto da presentare alla prossima Cop28 nel 2023 per l’avvio operativo del fondo, che prenderà così forma dopo oltre 30 anni di richieste da parte di Paesi più esposti alla crisi climatica. Nonostante il documento finale non offra ad oggi tutte le risposte su questo nuovo fondo, apre però spazio a futuri negoziati per definirne la struttura, i meccanismi di finanziamento e le modalità di allocazione delle risorse. «L’annuncio offre speranza alle comunità vulnerabili di tutto il mondo che stanno lottando per la loro sopravvivenza a causa dello stress climatico. E dà credibilità al processo della Cop», ha dichiarato Sherry Rehman, Ministro per i Cambiamenti Climatici in Pakistan, un Paese che ha troppo spesso fornito promemoria della forza distruttiva dei cambiamenti climatici. Tutta da seguire anche l’evoluzione del ruolo della Cina in questo senso, classificata dal 1992 tra i Paesi in via di sviluppo, e quindi senza obblighi di supporto economico verso gli altri, ma il cui ruolo potrebbe presto cambiare.

L’Accordo finale della Cop27 conferma l’obiettivo di Glasgow di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, riconoscendo che per raggiungerlo sarà necessario attuare entro il 2030 un taglio delle emissioni del 43% rispetto al 2019. Tuttavia, pochi sono i riferimenti a come affrontare la causa principale del riscaldamento globale, i combustibili fossili. Non si parla, infatti, di riduzione o eliminazione di petrolio e gas, ma solo di riduzione graduale del carbone che non viene compensato, di fatto mantenendo la stessa formula negoziata alla Cop26. Con gli attuali impegni verso la decarbonizzazione, però, la riduzione al 2030 sarebbe solo dello 0,3% rispetto al 2019, un dato che deve necessariamente spingere gli Stati ad aggiornare e aumentare l’ambizione dei loro obiettivi di decarbonizzazione (Nationally Determined Contributions) nel corso del prossimo anno. Per arrivare all’obiettivo di emissioni nette zero nel 2050, i negoziati hanno previsto la necessità di aumentare a 4 mila miliardi di dollari all’anno gli investimenti sulle rinnovabili fino al termine del decennio, e 4/6 mila miliardi per ridurre le emissioni del sistema economico.

Per quanto riguarda la climate finance, non si sono fatti avanti rispetto alla questione del mancato raggiungimento dei 100 miliardi di dollari all’anno che i Paesi industrializzati dovrebbero versare a quelli in via di sviluppo per gestire gli effetti dei cambiamenti climatici e passare alle energie rinnovabili, né si è trovato un accordo per la revisione di tale framework post-2025. Da segnalare come elemento positivo, invece, la discussione avviata sulla necessità di una riforma del sistema finanziario globale, con un focus sempre maggiore sui meccanismi delle banche multilaterali di sviluppo. Favorire l’accesso al credito e ridurre il ricorso al debito sono due temi fondamentali per accrescere la capacità dei Paesi dalle economie più deboli di accedere alla finanza climatica, favorendo anche opportunità di sviluppo economico locale.

Spazio aperto a nuove consultazioni anche quello relativo all’Articolo 6 dell’Accordo di Parigi, che regola il sistema internazionale del mercato dei crediti di carbonio, e in particolare il sistema che consente ai Paesi di scambiarsi reciprocamente le riduzioni e gli assorbimenti delle emissioni attraverso accordi bilaterali o multilaterali (Articolo 6.2), e l’istituzione di un meccanismo di mercato (Articolo 6.4), anche al fine di incentivare e facilitare la partecipazione di entità pubbliche e private.

«La definizione delle procedure e la messa in funzione dei meccanismi di collaborazione tramite mercati del carbonio sono fondamentali, sia per accelerare la riduzione delle emissioni di gas effetto serra e canalizzare finanza climatica, che per consolidare le best practice secondo cui il mondo privato potrà partecipare all’azione per il clima», dichiara Aurora D’Aprile, Managing Consultant, Climate Policy, Finance and Carbon Markets di South Pole, gruppo leader per soluzioni e progetti di mitigazione dei cambiamenti climatici, che in Italia opera attraverso Carbonsink dal 2022. «A Cop27 i progressi sull’Articolo 6 sono stati incrementali, ma comunque manifestazione di una tendenza che andrà rafforzandosi nei prossimi mesi e anni. Per lo sviluppo dei nuovi meccanismi sarà essenziale garantire la massima integrità e trasparenza».

Nonostante i numerosi annunci e impegni presi, la Cop27 si è chiusa con un rinnovato appello del Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres a leader mondiali per un maggiore impegno concreto, ricordando l’urgenza «di fare un passo da gigante sull’ambizione climatica». Spazio fondamentale per la collaborazione di governi e enti pubblici e privati sul clima, la Cop27 ha evidenziato la necessità di accelerare la presa di responsabilità e l’accordo politico dei governi, secondo il principio di responsabilità comuni ma differenziate, aumentare l’ambizione degli impegni e della finanza climatica, e incrementare le sinergie tra settori.

Ma quali sono stati alcuni degli annunci più importanti delle ultime due settimane? Ecco una selezionata rassegna delle buone notizie di cui forse non avete sentito parlare.

UNA (SELEZIONATA) RASSEGNA DI BUONE NOTIZIE

Per aumentare la climate finance:

  • Team Europe Initiative. L’Unione Europea e l’Unione Africana hanno annunciato una nuova iniziativa Team Europe sull’adattamento ai cambiamenti climatici e la resilienza in Africa, che riunirà i programmi di adattamento ai cambiamenti climatici esistenti e nuovi, per un valore di oltre un miliardo di euro, e ne potenzierà l’impatto. Il contributo complessivo dell’Ue comprende 60 milioni di euro per le perdite e i danni.
  • Global Investor Statement. 602 investitori, rappresentanti quasi 42.000 miliardi di dollari di asset in gestione e coordinati da The Investor Agenda, hanno chiesto ai governi di creare condizioni più favorevoli per il flusso di capitale privato per il clima, e di impegnarsi a mobilitare i finanziamenti su scala necessaria per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
  • Fast per trasformare l’agricoltura. È stato lanciato il programma Food and Agriculture for Sustainable Transformation (Fast) con l’obiettivo di migliorare la quantità e la qualità dei contributi finanziari per il clima per trasformare l’agricoltura e i sistemi alimentari entro il 2030.

Per accelerare l’azione per il clima:

  • L’Unione Europea alza l’ambizione climatica. L’Ue ha annunciato il nuovo obiettivo di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra del 57% rispetto al 1990 entro il 2030, con un aumento del 2% rispetto a quanto precedentemente stabilito.
  • Meno combustibili fossili. Un gruppo di Paesi (tra cui Usa, Ue, Giappone e Canada) si è impegnato “ad adottare azioni immediate per ridurre le emissioni associate con la produzione e il consumo di combustibili fossili”, ribadendo l’impegno preso alla Cop26 di tagliare del 30% le emissioni di metano al 2030 rispetto al 2020. Francia e Spagna si sono invece impegnate a fermare le vendite di veicoli a benzina entro il 2035, cinque anni prima di quanto precedentemente previsto.
  • Carbon dioxide removal 2030 breakthrough. É stata resa nota la Carbon Dioxide Removal 2030 Breakthrough che prevede l’eliminazione di 3 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno entro il 2030, di cui 500 milioni di tonnellate all’anno saranno stoccate per almeno 100 anni.
  • Passi avanti dal settore privato. Dieci organizzazioni marittime e produttori di idrogeno verde si sono impegnati a produrre e distribuire almeno 5 milioni di tonnellate di idrogeno verde entro il 2030 per fornire il 5% di combustibile per il trasporto marittimo a emissioni zero necessario per portare il settore marittimo globale su un percorso di decarbonizzazione allineato all’obiettivo 1,5°C di Parigi.

Per costruire credibilità:

  • Nuove linee guida Onu contro il greenwashing. L’Onu ha lanciato l’Integrity Matters: Net Zero Commitments by Businesses, Financial Institutions, Cities and Regions, nuove linee guida strutturate per garantire impegni climatici credibili e responsabili.
  • Disclosure impatto ambientale negli Usa. La Casa Bianca ha annunciato che i principali fornitori federali saranno d’ora in poi tenuti a divulgare il proprio impatto ambientale attraverso Cdp e a fissare obiettivi di decarbonizzazione basati su dati scientifici.
  • Nuove norme Ue sul reporting di sostenibilità per le multinazionali. Anche se non legato alla Cop27, arriva in queste settimane anche l’annuncio del Parlamento Europeo dell’adozione di una normativa secondo cui, a partire dal 2024, le grandi aziende dovranno comunicare informazioni sul loro impatto sull’ambiente, sui diritti umani e sugli standard sociali.

Qui una lista completa degli annunci della Cop27.

Articolo originariamente pubblicato su EticaNews qui