L’interesse per la rimozione di carbonio (carbon dioxide removal – CDR) negli ultimi anni è cresciuta moltissimo. Sono tante le aziende che chiedono a gran voce una maggiore azione e innovazione in ambito CDR, ma è preoccupante quanto emerge dal Rapporto 2021 net-zero di South Pole, dove si può vedere come ancora oggi siamo alle perse con impegni troppi vaghi.
Nel 2021, le aziende hanno cercato, sempre di più, di utilizzare le rimozioni di carbonio come parte delle loro strategie aziendali net-zero. Questo perché sappiamo che gli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi non saranno raggiunti senza il ricorso su larga scala di CDR, per supportare la decarbonizzazione necessaria.
La necessità di affrontare le emissioni residue per raggiungere emissioni nette zero, secondo l’IPCC, dimostra la necessità di agire sul CDR. Un’altra logica è quella di ridurre attivamente la concentrazione di carbonio nell’atmosfera e raggiungere emissioni nette negative dopo il 2050.
Data la portata e l’urgenza della sfida dei prossimi anni – dettagliata anche dall’ultima scienza del clima – una maggiore chiarezza sul ruolo di carbon removals per le imprese e le società è assolutamente necessaria.
L’indagine annuale di South Pole si concentra sulle attuali opinioni degli stakeholder aziendali relative agli obiettivi climatici e alle tecnologie, comprese le rimozioni, come parte del loro percorso verso l’obiettivo net-zero. Analizzando cosa impedisce un’azione climatica più rapida e diretta, come possiamo iniziare a costruire nuove collaborazioni, come ad esempio l’iniziativa CCS+, o soluzioni basate sul mercato, come la Next Generation CDR Facility.
Questo è ciò che il documento di South Pole, “Charting carbon removals on the road to net zero” intende fare per la rimozione del carbonio.
La prossima frontiera dell’azione climatica
Secondo l’IPCC, il processo di rimozione del carbonio implica la rimozione dell’anidride carbonica (CO₂) dall’atmosfera e lo stoccaggio duraturo e sicuro in serbatoi geologici, terrestri o oceanici, o in alcuni prodotti. Tuttavia, la definizione esatta di rimozione del carbonio continua ad essere fortemente discussa. Fondamentalmente, per potersi riferire alle “net carbon removals”, ci deve essere una rimozione fisica di CO2 dall’atmosfera – al contrario del carbonio catturato dai processi industriali – e questo carbonio rimosso deve essere immagazzinato in modo permanente.
Oggi, le rimozioni di carbonio sono disponibili in molte forme e dimensioni diverse, con una gamma crescente di possibili soluzioni ancora in fase di sviluppo. Questo include rimozioni basate sulla natura, come il ripristino delle foreste, l’imboschimento e la gestione del suolo agricolo, così come soluzioni high-tech come, ad esempio, la cattura diretta nell’aria (direct air capture – DAC) e la mineralizzazione avanzata. Questi molteplici approcci comportano una serie di benefici che vanno oltre la mitigazione dei cambiamenti climatici. Ma hanno anche un prezzo molto diverso.
Tuttavia, non è ancora chiaro ad oggi come le rimozioni dovrebbero essere utilizzate nel contesto delle strategie aziendali a lungo termine per raggiungere emissioni nette zero. Questa constatazione è stata ripresa nell’analisi del sondaggio di South Pole: dove oltre il 60% degli intervistati ha fissato i propri obiettivi molto in là nel tempo, o non ha annunciato alcuna data per l’obiettivo net-zero.
Ecco perché abbiamo bisogno che più aziende inizino a pianificare e implementare strategie net-zero a lungo termine, con la rimozione del carbonio incorporata.
Rimozioni di carbonio in coda
Integrare le rimozioni nella pianificazione di una climate action aziendale a lungo termine è stato complicato a causa di una guida limitata su come raggiungere l’obiettivo net-zero emissions.
Per quanto riguarda le rimozioni di carbonio, la guida dell’iniziativa Science Based Target (SBTi) afferma che soluzioni di alta qualità che portano alla “rimozione permanente e allo stoccaggio del carbonio dall’atmosfera” possono essere utilizzate per affrontare le emissioni residue, ma anche per mitigare le emissioni oltre la catena del valore di un’azienda.
Le barriere abbondano per le rimozioni tecnologiche
La maggior parte dei settori deve ancora capire come implementarle nella pratica. Il sondaggio di South Pole mostra che la maggior parte degli intervistati è ancora in una fase iniziale di pianificazione. Questo approccio cauto tra la maggior parte dei settori può essere in parte spiegato dalla relativa novità di queste soluzioni.
La mancanza di definizioni chiare per le rimozioni tecnologiche e l’accordo limitato su come utilizzarle al meglio per raggiungere gli obiettivi net-zero ostacolano chiaramente la pianificazione a lungo termine nel settore privato.
È difficile sviluppare un chiaro business case senza tale chiarezza – specialmente quando hanno un prezzo così alto. Queste rimozioni rimangono significativamente più costose, per esempio, delle soluzioni di rimozione basate sulla natura o di altri beni ambientali esistenti come le compensazioni volontarie di progetti che aiutano a evitare le emissioni. Mentre il mercato volontario del carbonio può incentivare gli investimenti nella costruzione delle rimozioni di carbonio, colmare il divario normativo è l’unico modo per sbloccare lo sviluppo delle rimozioni tecnologiche.
Un decennio decisivo per i carbon removals tecnologici
I prossimi anni si profilano come il potenziale punto di svolta per i carbon removals tecnologici, con sempre più grandi aziende che annunciano impegni sostanziali per investire in tecnologie di rimozione del carbonio. I pionieri – aziende come Microsoft, Stripe e paesi come la Svizzera e la Svezia – stanno plasmando l’approccio globale, mentre il mondo in generale e molti settori chiave devono ancora abbracciare la rimozione tecnologica.
La necessità di soluzioni tecnologiche a basso costo non è mai stata così urgente. Le soluzioni basate sulla natura da sole non saranno in grado di rimuovere i miliardi di tonnellate di carbonio richiesti, ogni anno, in pochi decenni. Una maggiore chiarezza sui vantaggi e gli svantaggi delle diverse soluzioni di rimozione, così come una guida (più) chiara sul loro utilizzo nel viaggio verso l’obiettivo net-zero e oltre, porterà senza dubbio a piani più solidi per la loro implementazione.
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Dal 2022 Carbonsink fa parte del Gruppo South Pole : insieme più forti e uniti nell’azione per il clima.
FONTE South Pole
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