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Dicembre 2018 – In questi giorni sono molte le notizie sui media e social network che esaltano i risultati raggiunti alla COP24 a Katowice definendola un successo.

Ritengo che essere propositivi su un tema come quello inerente agli Accordi sul Clima è una cosa importante, ma non si possono dare notizie imprecise, dando poca importanza alla decisione dei negoziatori di rinviare alcune parti del “Rules Book” alla prossima Conferenza Internazionale per il Clima.

A tre anni dal successo della COP21 a Parigi in Polonia si è assistito alla prima battuta di arresto dei negoziati su un tema molto tecnico su cui da molti anni non mancano le discussioni: non è stato possibile per i negoziatori trovare una linea comune sui meccanismi che dovranno regolare il Carbon Market e i crediti di carbonio generati dai nuovi meccanismi.

Regole comuni per garantire l’integrità ambientale

La COP24 ha definito un “Rule Book” che di fatto è incompleto, perché non definisce le regole necessarie per implementare l’Articolo 6 rimandando la loro definizione ed implementazione al 2019. Il ritardo da parte dei negoziatori sulla definizione delle “regole del gioco” non è certo un buon segnale per il mondo delle imprese e questo non può assolutamente essere visto come un successo del COP24 appena conclusa.

Questo accade in un anno dove il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) attraverso il suo Report ha messo in guardia sulla necessità di introdurre ogni azione per limitare l’aumento delle temperature ai 1.5°C.

L’Articolo 6 è quell’articolo dell’Accordo di Parigi che deve definire il pacchetto di regole per un Carbon Market Internazionale e per i nuovi meccanismi di mercato. Questo è un articolo di fondamentale importanza per la partecipazione del mondo privato agli obiettivi definiti dall’Accordo di Parigi.

L’incertezza sulle regole legate ai nuovi meccanismi (Art 6.4) e il rinvio al prossimo anno, rendono sempre più difficile per il mondo privato investire e sviluppare progetti che potranno, sotto le nuove regole dell’Accordo di Parigi, generare Crediti di Carbonio.

Inoltre l’Articolo 6 ha anche il compito di definire un set di regole comuni (Art 6.2) che permetteranno di armonizzare e connettere i diversi Carbon Market ad oggi attivi nei diversi paesi del mondo. In assenza di regole comuni i paesi comunque cercheranno di trovare soluzioni alternative per unire i diversi sistemi di mercato tra di loro.

“Fin dall’inizio della Conferenza Internazionale per il Clima, è diventato subito chiaro che questo era un settore che richiedeva ancora molto lavoro e che i dettagli per rendere operativa questa parte dell’accordo di Parigi non erano ancora stati sufficientemente esplorati”, ha dichiararlo Patricia Espinosa, responsabile delle Nazioni Unite sul Clima.

Mentre i negoziati rallentano, il mondo delle imprese continua ad accelerare il processo di transizione verso modelli di Business a basse emissioni, cercando soluzioni e investendo in maniera importante nella mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.

Un segnale arriva dal mercato volontario dei crediti di carbonio che nel 2018 è cresciuto moltissimo grazie all’impegno delle imprese che sempre di più vogliono dimostrare ai clienti ed investitori la loro leadership nella lotta ai cambiamenti climatici.

La speranza è che si trovi una soluzione in tempi brevi alle differenze tra i diversi paesi emerse durante la COP24 e che nel 2019 venga data la massima priorità da parte di tutti i Paesi alla definizione delle regole relative al Articolo 6.

Solo attraverso regole certe si potrà avere un mercato del carbonio in grado di garantire l’integrità ambientale, evitare il doppio conteggio e permettere ai nuovi meccanismi di mercato di essere implementati concretamente.

Puntata rimandata alla COP25 in Cile nella speranza che si possa davvero festeggiare il successo dei negoziati con le regole dell’Articolo 6 finalmente approvate dalla “Conference Of the Parties”.

Andrea Maggiani, CEO & Founder Carbonsink