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Articolo originale: Carbonsink – Achieving impact and leadership with supply-chain decarbonisation – Borsa Italiana

Nonostante le emissioni di gas serra siano diminuite nel 2020 a causa della pandemia di COVID-19, ciò non ha determinato alcuna differenza significativa rispetto ai cambiamenti climatici di lungo periodo, mentre le emissioni di gas serra superano ancora di oltre il 50% quelle del 1990. Gli scienziati delle Nazioni Unite hanno indicato che abbiamo 10 anni per ridurre le emissioni globali di gas serra prima di raggiungere il punto di non ritorno. Una finestra che si sta restringendo poiché le politiche governative attualmente in vigore non sono sufficienti per raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di mantenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5°C rispetto al livello preindustriale entro la fine del secolo, portandoci prevedibilmente verso un incremento di 2,7°C.

Il settore privato ha oggi un ruolo fondamentale da giocare se vogliamo passare ad un’economia a basse emissioni nel prossimo futuro ed evitare le conseguenze più gravi del cambiamento climatico. Dall’approvvigionamento delle materie prime al trasporto, smaltimento e riciclo dei prodotti finali, le catene di fornitura rappresentano uno spazio cruciale e ricco di opportunità per l’azione aziendale a favore del clima.

Perché la filiera?

Decarbonizzare le imprese non significa ‘solo’ ridurre le emissioni dirette provenienti da sorgenti proprie o controllate dall’azienda. I dati CDP hanno dimostrato che le emissioni della filiera di un’azienda sono in media 5,5 volte superiori a quelle dirette, soprattutto a causa dei beni e dei servizi acquistati, costituendo la fetta più grossa delle impronte carboniche aziendali. Ciò è dovuto anche al fatto che i fornitori hanno spesso sede in mercati caratterizzati da un’elevata intensità carbonica e consumano spesso grandi volumi di elettricità, come nei settori del fashion, della tecnologia o degli alimenti e bevande. La riduzione di queste emissioni rientra nelle responsabilità delle grandi aziende e sarà essenziale per raggiungere un futuro a emissioni nette zero.

Ma ridurre le emissioni della catena di fornitura non è sempre facile e le aziende si trovano spesso davanti a sfide complesse come il mancato accesso a dati credibili sull’impronta carbonica dei fornitori o informazioni sulle opportunità di mercato per la riduzione delle emissioni, nonché difficoltà nello sviluppo di una capacità interna tale da facilitarne l’attuazione. D’altra parte, il confronto con i fornitori è uno strumento fondamentale che permette alle aziende di comprendere e superare i rischi specifici di settore che potrebbero ostacolare il raggiungimento degli obiettivi climatici aziendali.

Fortunatamente, nuove soluzioni per ridurre le emissioni della supply chain stanno diventando sempre più disponibili (e accessibili) sia nei mercati più avanzati che in quelli in via di sviluppo, come nuove tecnologie digitali che consentono di coinvolgere i fornitori nella misurazione, riduzione, monitoraggio e compensazione delle emissioni di filiera. Inoltre, l’approvvigionamento di energia rinnovabile è ora un modo semplice ed efficace per ridurre le emissioni di filiera, e soluzioni come accordi per l’acquisto di energia elettrica (power purchase agreements, PPAs), Certificati di Energia Rinnovabile (RECs) e la generazione in loco (e.g. pannelli solari sui tetti) sono oggi sempre più accessibili alle aziende che desiderano promuovere l’innovazione, migliorare il proprio posizionamento e ottenere un vantaggio competitivo.

Anche se lentamente, le aziende si stanno muovendo nella giusta direzione. Definire obiettivi rispetto alle emissioni Scope 3 è ormai una prassi standard: il 94% delle aziende con obiettivi approvati su base scientifica ha fissato target di Scope 3 in linea con la scienza climatica (dati Science Based Target initiative). Stiamo anche assistendo a un effetto a cascata rispetto alla definizione di obiettivi basati sulla scienza: nel tentativo di ridurre l’impatto della loro filiera, sempre più aziende tra quelle che fissano obiettivi di coinvolgimento dei fornitori chiedono anche a questi ultimi di definire i propri target basati sulla scienza. Inoltre, il 70% dei membri della CDP Supply Chain sta coinvolgendo attivamente i propri fornitori sul tema dell’elettricità rinnovabile.

Meno impatto per una leadership sul clima

Affrontare le emissioni della filiera offre alle aziende l’opportunità di incidere su un volume di emissioni molto superiore a quello che potrebbero ridurre concentrandosi solo sulla decarbonizzazione delle loro operazioni dirette. Questo dimostra quanto il coinvolgimento della catena di fornitura sia importante per qualsiasi azienda che voglia sviluppare una strategia climatica efficace e raggiungere obiettivi net-zero. Si tratta inoltre di un’opportunità fondamentale per le aziende, comprese le PMI, per affermare e dimostrare la propria leadership in materia di clima, incoraggiando altre aziende a seguire buone pratiche e a ridurre la loro carbon footprint, promuovendo un’azione collettiva per il clima.

Da un punto di vista più ampio, l’azione delle imprese per il clima è necessaria se vogliamo rimanere competitivi e stimolare la crescita economica, come previsto dalla Nuova Strategia Industriale per l’Europa (New Industrial Strategy for Europe), annunciata nel gennaio di quest’anno, per rafforzare il vantaggio competitivo dell’UE attraverso investimenti nelle tecnologie pulite, continuando il percorso dell’Unione verso la neutralità climatica. La creazione di catene di approvvigionamento resilienti e a basse emissioni, assieme al ripensamento dei modelli aziendali verso sistemi di produzione più sostenibili, non rappresentano solo gli interessi del settore privato, ma di tutti noi.